“É vero che in età fondate su una visione eterna delle cose si può affermare che la vita consiste nell’imparare a morire. Invece oggi è vero piuttosto che la morte può essere la sola occasione di imparare a vivere”. (Chesterton, Uomovivo)
Guardando a Cristo, fiduciosi come Marta, oggi siamo accompagnati fino a qui…
1. Noi viviamo spesso in questa schiavitù ben espressa da Nietzsche: “Non era il dolore in sé il suo problema, ma la mancanza di risposta al grido: «perchè soffrire?»”.
- Cristo davanti alla sua sofferenza grida al Padre. Ci dice che la risposta esiste e non è il nulla ma la figliolanza: “Padre, ti rendo grazie perchè mi hai ascoltato”.
- Questa figliolanza è la certezza sperimentata nelle altre occasioni della vita di essere parte di un Destino eterno: il significato del morire sta nell’aver trovato il significato del nostro vivere.
2.Ecco l’essere sorprendentemente VIVI!
- Per Gesù «dare la vita» vuol dire allo stesso tempo “rendere vivi” gli altri e perdere la sua vita: “Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo”
- L’amico dona la vita all’amico. L’amicizia di Gesù ha un valore immenso, perché vale la sua vita, vale la sua persona, vale il suo stesso sangue. «Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).
3.Siamo qui da risorti, abbiamo ascoltato il “grido” di Cristo da persone VIVE:
- Dopo la nostra liberazione, dopo quell’esperienza di bellezza e verità di sè provata nell’incontro, tutti abbiamo, almeno una volta, detto al Signore: Tu sei la cosa più grande che io abbia mai visto e incontrato, tu sei tutto, niente ha senso senza di te, tutto ha senso attraverso di te, con te. È stata immediata la percezione di una totalità, infondo la comprensione del significato di tutto, l’intuizione dell’eternità.[...] c’è un fatto e questo, se lo ricordo e lo accetto, supererà sempre i miei pensieri. La percezione dell’eternità, la certezza dell’amore eterno è tutta in un fatto che, fortunatamente, non dipende da noi. (Anas)