Un pastore della chiesa riformata, il pastore Paolo Ricca, scrivendo in questi giorni dell'Ascensione, diceva che "un po' dappertutto l'Ascensione è diventata o tende a diventare la cenerentola delle feste cristiane". Ascensione, festa cenerentola. E si chiedeva perché, come mai?Eppure dell'Ascensione si parla ampiamente nelle Sacre Scritture. A confronto per esempio colNatale, molto più ampiamente. Eppure vedete quanta importanza diamo al Natale, e quanta meno all'Ascensione. Perché? Come mai?"La risposta" -scrive Paolo Ricca- "non è difficile: l'Ascensione è poco festeggiata perché la Chiesaesita a far festa nel momento in cui il suo Signore "se ne va". La Chiesa festeggia volentieri ilSignore che viene, ma non il Signore che parte; acclama colui che appare, ma non colui chescompare".Con l'Ascensione Gesù diventa invisibile.L'invisibilità fa problema: mi ha colpito questa citazione di Dietrich Bonhoeffer, che scriveva:"L'invisibilità ci uccide".Sì, questo è un pericolo. Non è forse vero che nell'invisibilità ci si allontana a volte? Abbiamoperfino coniato un proverbio: "Lontano dagli occhi, lontano dal cuore".Quasi a dire che quando viene meno la visibilità -lontano dagli occhi- viene meno anche il rapportola relazione.E non è proprio questo quello che accade sul monte degli Ulivi, e cioè l'andare lontano dagli occhi?E' scritto: "Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al lorosguardo...".Lontano dagli occhi. Ma ci chiediamo, lontano anche dal cuore questo Signore?Ecco, la storia che seguì -e la storia che segue è certo quella narrata negli Atti degli Apostoli, maanche quella narrata nei secoli successivi, è la storia anche dei discepoli di oggi- ebbene, la storiache segue contiene una sfida al proverbio, sta a dimostrare che la lontananza dagli occhi di Gesù, lasua invisibilità, non l'ha cancellato dal nostro cuore."L'invisibilità" -scrive Paolo Ricca- "non significa assenza, ma un altro tipo di presenza, quelladello Spirito con il quale Gesù paradossalmente è più vicino di prima ai suoi discepoli: prima stava"con loro", adesso dimora "dentro" di loro".L'Ascensione rovescia il proverbio: "lontano dagli occhi, vicino nel cuore".Vorrei aggiungere che paradossalmente quella visibilità di Gesù a cui, a volte, guardiamo connostalgia, la visibilità del passato, quando le folle lo toccavano, quando la donna peccatrice loungeva e lo profumava, quella visibilità era anche un ostacolo.Un ostacolo perché tratteneva Gesù: lo tratteneva in un piccolo paese, nei confini che delimitavanola sua azione: quante migliaia di persone lo videro, lo ascoltarono? Poche senz'altro.Da quando è asceso al cielo, pensate quante storie di uomini e di donne -miliardi, miliardi di storie enoi siamo una di queste storie- quante storie di uomini e di donne hanno stretto un legame conquesto invisibile Signore. Voi mi capite, che Gesù -lontano dai nostri occhi- viva, viva con la suapresenza, con la sua parola, con la sua luce, con la sua consolazione, nei nostri cuori.E da ultimo è anche vero che questa festa dell'Ascensione -lo faceva notare ancora Paolo Riccaproprio perché sottrae il Signore ai nostri sguardi, ci fa vivere i nostri giorni anche come attesa.Perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà ungiorno, allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo.Vivere l'attesa. Non è facile imparare l'attesa. Aspettare Dio. Anche nella religione a volte abbiamopiù l'aria di chi possiede, che lo sguardo curioso di chi attende.Scrive P. Tillich: "Penso al teologo, che non aspetta Dio perché lo possiede rinchiuso in un edificiodottrinale. Penso all'uomo di chiesa, che non aspetta Dio perché lo possiede rinchiuso in unaistituzione. Penso al credente, che non aspetta Dio rinchiuso nella sua propria esperienza.Non è facile sopportare questo non avere Dio, questo aspettare Dio...".E' quello che ci insegna la festa dell'Ascensione.